Interdetto contro la sua volontà
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- Creato Mercoledì, 16 Dicembre 2020 09:42
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dal CORRIERE della SERA - 15 dicembre 2020
LA DENUNCIA
È stato prelevato dalla sua casa di Airuno, portato nel reparto psichiatrico di un ospedale e poi in un ospizio. Presentato un esposto con tre ipotesi
di reato: abuso d’ufficio, peculato e sequestro di persona
Il ricovero «coatto»
Elena Barra, l’amministratrice di sostegno che ne ha disposto il ricovero, ha sempre detto che Carlo l’ha seguita volontariamente e che quel 27 ottobre la presenza dell’ambulanza e dei carabinieri era stata richiesta al solo fine di «garantire la sua incolumità». Sappiamo invece che Barra aveva in mano un ordine del giudice con tanto di autorizzazione all’uso della Forza pubblica per effettuare a Carlo un Accertamento sanitario obbligatorio.
Lo sciopero della fame
Sappiamo per certo che Carlo non voleva andare in Rsa: da un registrazione di quel giorno lo si sente, disperato, gridare a ripetizione la propria volontà «io voglio la mia libertà che mi avete sottratto»; da testimoni interni all’Rsa sappiamo che, appena ricoverato, per protesta ha iniziato uno sciopero della fame. La direzione dell’Rsa, insieme all’amministratrice Barra, ha mentito sulla durata del ricovero, sostenendo che sarebbe stato temporaneo, mentre da subito si prevedeva un ricovero a fine vita; tanto che la cartella clinica di Carlo viene modificata per ben due volte nell’arco di 40 giorni: da «Tso in Spdc deciso da amministratrice» a «ricovero sociale breve in Spdc», fino a «ricovero in Spdc» al fine di agevolare l’esecuzione di screening per Sars-CoV-2».
L’amministratrice di sostegno
L’amministratrice Barra sostiene di aver attuato queste misure per proteggere Carlo da persone che volevano approfittare dei suoi soldi e della sua generosità. Da anni Carlo è un vero e proprio benefattore della comunità: ha reso disponibili le sue case a chi non poteva pagarsi un affitto, ha donato beni immobili, ha regalato al Comune un parcheggio e un parco per i bambini. Tutto questo fino a tre anni fa, perché da quando è sotto amministrazione, Carlo non ha più accesso ai suoi soldi e ancora di più, non può nemmeno fare un semplice estratto conto per verificarne i movimenti.
La denuncia
Per questa ragione, a settembre, ha denunciato la sua precedente amministratrice, l’avvocata Adriana Lanfranconi, perché a suo dire avrebbe fatto un bonifico di 40 mila euro a una persona a lui sconosciuta. Il fascicolo della situazione patrimoniale di Carlo è a oggi ancora tenuto segreto. Nonostante le innumerevoli richieste, né il suo avvocato né l’avvocato dei familiari hanno potuto accedervi. Siamo riusciti a entrare in possesso di una parte della documentazione e quello che emerge sono grandi movimentazioni di denaro negli ultimi tre anni, e una serie di bonifici per acquisti di beni che non sono in possesso né in uso di Carlo e di cui lui non conosce nemmeno l’esistenza, compresa una bici elettrica da 1.290 euro che sta usando l’avvocata Adriana Lanfranconi.
Isolato da 50 giorni
In diverse e recenti lettere, Carlo denunciava il timore che qualcuno lo volesse chiudere in un ospizio per gestire liberamente i suoi soldi e manifestava anche la volontà di rendere pubblico il suo caso chiedendo aiuto alla stampa. A luglio, proprio per questi timori, si era sottoposto spontaneamente a una perizia psichiatrica che ne aveva certificato l’integrità mentale e psichica. Carlo è isolato da 50 giorni, strappato ai suoi animali, alla vita francescana che ha sempre condotto e alle persone che gli vogliono bene. Nemmeno a un interdetto o a un carcerato è vietato incontrare i familiari e il proprio avvocato. Dopo i nostri servizi ci sono state diverse interrogazioni parlamentari ma nulla si muove. L’avvocato di Carlo, Silvia Agazzi, ha chiesto la revoca dell’amministratore e l’avvocato dei familiari, Mattia Alfano, ha fatto un esposto con tre ipotesi di reato: abuso d’ufficio, peculato, sequestro di persona.
L’interdizione di un uomo generoso
Al di là degli accertamenti giudiziari, quello che ci muove e ci preoccupa è la situazione in cui si trova Carlo, un uomo gentile che sta soffrendo a causa della propria generosità. È triste pensare che nel nostro Paese sia possibile interdire una persona solo perché decide liberamente di condividere la propria ricchezza con i vicini di casa, i compaesani, altri esseri umani meno fortunati. Vorremmo che chi è in potere di farlo cambiasse il finale di questa storia. Per Carlo, e per tutti noi.